NINA DE PADOVA

di Simone SORMANI

Anna Bravaccino, in arte Nina De Padova, nacque a Napoli nel quartiere Vicaria il 26 maggio del 1900 da Eduardo, direttore di sezione ai Mercati Generali di Napoli, e da Lucia Cirillo. 
Fin da bambina mostrò una certa propensione per la recitazione e il canto, tanto da guadagnarsi in famiglia l’affettuoso soprannome di ʼa tiatrante. Studiò pianoforte e si diplomò all’Istituto Magistrale. Il 14 novembre del 1925 sposò, presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore, il sottufficiale dell’esercito Antonio De Padova. Con  Antonio condivideva la passione per il teatro, al punto da voler scegliere il cognome De Padova come nome d’arte. Cominciò a calcare le scene a metà degli anni ʽ40, con il secondo conflitto mondiale ancora in corso, fondando la filodrammatica Partenope, di cui fu capocomica e impresaria, che si esibiva prima presso la sala della Casa del Soldato e poi presso quella del Circolo Ufficiali di Napoli. Era quello un periodo di grande fermento del teatro a Napoli, dove nascevano compagnie filodrammatiche, mentre si affermavano importanti famiglie di artisti come i Cafiero-Fumo, i Carloni, i De Filippo, i Maggio. Nonostante la sua natura dilettantistica la Partenope, nata per portare un po’ di sollievo e allegria alla gente in un momento storico così tragico,ottenne un crescente successo di pubblico, merito anche delle interpretazioni schiette e popolari della De Padova. Tra i numerosi testi rappresentati vi furono Assunta Spina di Salvatore Di Giacomo, in cui la De Padova interpretava il ruolo della protagonista; Annella di Porta Capuana di Gennaro Davino, dove vestiva i panni di Porzia, la madre di Annella; e Na Santarella di Eduardo Scarpetta, in cui era Rachele, madre superiora del convento delle Rondinelle. 
A metà degli anni ʽ50, durante uno degli spettacoli della Partenope, venne notata da Eduardo De Filippo che successivamente la scritturò. Ciò che lo spinse ad inserirla nella sua compagnia, nonostante fosse un’attrice dilettante e ormai alla soglia dei sessant’anni e priva di alcun tipo di esperienza professionistica, fu probabilmente la sua spiccata verve comica, accentuata dall’aspetto buffo e bonario, per cui venne destinata a prendere il posto di caratterista occupato prima di lei da Tina Pica e Dolores Palumbo. Il che non le impedì di essere impiegata anche in ruoli drammatici. Inoltre la sua voce tremula, capace di passare agevolmente dal napoletano ad un italiano colorito da inflessioni partenopee, la rendeva perfetta per un teatro come quello eduardiano che mescolava il linguaggio popolare a quello borghese. 
Come notava Ernesto Grassi in un articolo su Il Dramma (Eduardo e la scuola dei comici napoletani, in «Il Dramma», ottobre 1957), l’attrice debuttò nella compagnia Scarpettiana di Eduardo dopo aver frequentato la nascente Scuola dei comici napoletani – di cui furono allieve anche Graziella Marino, Maria Carolina Alba, Elena Tilena e Giuliana Gargiulo –,  uno dei primi tentativi di far nascere una scuola dedicata al teatro di tradizione napoletana al San Ferdinando. Di quel periodo si ricorda la sua partecipazione a Madama Sangenella di Eduardo Scarpetta ( 4 ottobre 1957 al San Ferdinando) diretta da Alessandro Brissoni, con Pupella Maggio, Ugo D’Alessio, Pietro Carloni, Franco Sportelli, Pietro De Vico, Anna Maria Akermann e Giuseppe Anatrelli. 
Dal 1958 al 1964 lavorò in pianta stabile nella compagnia Il teatro di Eduardo. Dopo una stagione di rodaggio (1958-59) – in cui comparve in Le bugie con le gambe lunghe e Natale in casa Cupiello; La fortuna in cerca di tasche, liberamente tratta da Eduardo da Tre calzoni fortunati di Eduardo Scarpetta; Tre calzoni fortunati e Il Medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta, trasmesse in diretta dalla Rai rispettivamente il 23 gennaio e l’11 maggio 1959; La fortuna con l’effe maiuscola di Eduardo De Filippo e Armando Curcio, diretta Rai il 17 aprile 1959; Sogno di una notte di mezza sbornia, libero adattamento di Eduardo della pièce di Athos Setti L’agonia di Schizzo, versione per il cinema – la De Padova venne impiegata in parti sempre più importanti. Il 23 ottobre  del 1959 al San Ferdinando, infatti, debuttò nel ruolo di Rosalia Solimene, anziana domestica e confidente della protagonista in Filumena Marturano. Il 6 novembre dello stesso anno, al Quirino di Roma, Eduardo portò in scena per la prima volta Sabato, domenica e lunedì, in cui la De Padova era Amelia Priore, zia Memè, sorella del protagonista Peppino Priore e donna non più giovanissima ma giovanile, indipendente ed emancipata. Ancora, il 9 dicembre 1960 comparve nella prima assoluta al San Ferdinando del Sindaco del rione Sanità. In entrambi i lavori il suo impegno fu apprezzato nelle recensioni della rivista Sipario (Un nuovo grande successo di Eduardo autore – attore, in «Sipario», dicembre 1959; Arnaldo Frateili, Due diverse teatralità ma uno stesso grande successo, in «Sipario», gennaio 1961).
La sempre maggior stima conquistata dall’attrice fece sì che Eduardo decidesse di affidarle il personaggio di donna Rosa Cimmaruta in Le voci di dentro (debutto il 9 maggio 1961 al Quirino). Tra il ʽ62 e il ʽ64 Nina De Padova diventò nota al pubblico televisivo partecipando a due cicli di registrazioni per la Rai del teatro di Eduardo (le commedie furono Sik Sik, l’artefice magico; Ditegli sempre di sì; Natale in casa Cupiello; Napoli Milionaria ! ; Questi fantasmi! ; Filumena Marturano; Le voci di dentro; Sabato, domenica e lunedì; Chi è cchiù felice ʼe me! ; Non ti pago! ; La grande magia; Mia famiglia; Il sindaco del rione Sanità). Fu la prima attrice ad impersonare sul piccolo schermo donna Concetta in Natale in casa Cupiello, ma lasciò il segno soprattutto nei ruoli di Rosalia in Filumena Marturano, accanto a Regina Bianchi, e di Carmela ʼa pazza in Questi fantasmi! , con interpretazioni che ne esaltavano la recitazione comica e popolare e che restano tuttora insuperate. 
Notevoli apprezzamenti ricevette anche in occasione di una tournè in Europa e oltrecortina (Budapest, Varsavia, Leningrado, Mosca, Vienna e Anversa), patrocinata dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo nella primavera del ʽ62, in cui vennero rappresentate Filumena Marturano; Il Sindaco del Rione Sanità; Napoli milionaria! ; Questi fantasmi! e Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello. «L’ambasciatore e altre personalità mi hanno detto che sono straordinaria, formidabile, vera», annotava sul suo diario a Leningrado. Ed ad Anversa: «Invito a pranzo Hotel Goldoni, il migliore. Tutte personalità venute da Bruxelles. Il console mi ha detto: “Formidabile! Era così naturale da sembrare vero quel suo tremito alle mani”. Un altro signore, una personalità che non ricordo, mi ha detto, presente Eduardo: “Mia moglie è psichiatra, e ha detto che lei è stata vera. Molti complimenti, bravissima!”, Eduardo tutto felice» (da Antonio Kunst, Nina De Padova. Dalla filodrammatica al teatro di Eduardo, Guida Editori, 2020, p.75).
Dopo aver partecipato a due nuovi lavori, Il figlio di Pulcinella (prima assoluta il 20 ottobre del 1962 al Quirino) – opera ricca di riferimenti all’attualità politica e al rapporto tra arte e potere – e Peppino Girella – sceneggiato televisivo in sei puntate sul tema del lavoro minorile, andato in onda dal 14 aprile  al 19 maggio 1963 – e al secondo ciclo di registrazioni Rai delle sue commedie, l’attrice lasciò momentaneamente Eduardo per dedicarsi a nuove esperienze teatrali.
Tra il gennaio e il febbraio del 1965 era a Napoli  e poi all’ Odeon di Milano con i fratelli Taranto, Luisa Conte, Nino Veglia e Dolores Palumbo in Lo sposalizio di Raffaele Viviani, per la regia di Vittorio Viviani; nel 1966 prese parte alla commedia musicale Ciao Rudy di Garinei e Giovannini con musiche di Armano Trovajoli. Lo spettacolo (che dal 7 gennaio all’11 aprile ebbe quasi cento repliche al Sistina di Roma) raccontava la vita del noto attore italo-americano Rodolfo Valentino e annoverava nel suo cast Marcello Mastroianni, Paola Borboni, Olga Villi, Ilaria Occhini, Giusi Raspani Dandolo, Raffaella Carrà, Paola Pitagora, Tina Lattanzi e Minnie Minoprio. 
Nell’autunno del 1966 la morte del marito Antonio e gli acciacchi dell’età sembravano preludere ad un suo ritiro, ma Eduardo la volle ancora con sé nella stagione 1968-69 per una nuova edizione di Filumena Marturano con Pupella Maggio, dove riscosse un grande successo di pubblico e di critica. Dopo la prima romana al Quirino (9 gennaio 1969) scriveva Aggeo Savioli su L’ Unità «Bisogna poi ricordare Enzo Donzelli (Alfredo) e soprattutto Nina De Padova, che ha fatto ben rivivere la figura di Rosalia, ancora legata nella nostra memoria alla interpretazione e caratterizzazione di Tina Pica» (La feroce geometria di Filumena, in «L’ Unità», 10 gennaio 1969), mentre Giorgio Prosperi notava sul Tempo «Eccellenti i collaboratori, di cui ricordiamo innanzitutto Nina De Padova, applaudita a scena aperta» (da Antonio Kunst, op. cit., p. 104). Dopo questa esperienza di fatto pose termine alla sua carriera teatrale, limitandosi solo a qualche altra sporadica apparizione. 
Per quanto riguarda il cinema, la De Padova recitò in sceneggiati televisivi e film ma – a differenza dei lavori con De Filippo – ebbe sempre ruoli minori (talvolta semplici comparse) e in produzioni di scarsa rilevanza. Tra questi ricordiamo: Il cappello del prete di Sandro Bolchi (1970); Le farò da padre di Alberto Lattuada (1974); Caro Michele di Mario Monicelli (1976); Vendetta napoletana, di Ernst Hofbauer (1980); Laura…a 16 anni mi dicesti sì di Alfonso Brescia (1983).
Morì il 25 novembre del 1987 a Roma.
Fonti: 
Antonio Kunst, Nina De Padova. Dalla filodrammatica al teatro di Eduardo, Guida Editori, 2020
Ernesto Grassi, Eduardo e la scuola dei comici napoletani, in«Il Dramma», ottobre 1957
Fiorenza Di Franco, Il Teatro di Eduardo, Laterza, 1975
Un nuovo grande successo di Eduardo autore – attore, in «Sipario», dicembre 1959
Arnaldo Frateili, Due diverse teatralità ma uno stesso grande successo, in «Sipario», gennaio 1961
Rai Teche (www.teche.rai.it)
Eduardo De Filippo, Teatro, a cura di Nicola De Blasi e Paola Quarenghi, 3 voll., Mondadori, vol. I, [2000] 2015, pp. 306,  566, 739-740, 1254-1255; vol. II, 2007, pp. 41, 43, 350, 521-523, 667, 875, 1046-1047, 1370; vol. III, 2007, pp. 363, 649-651, 818-819, 1422
Aggeo Savioli, La feroce geometria di Filumena, in «L’ Unità», 10 gennaio 1969. Archivio digitale L’Unità, https://archivio.unita.news/