GIUSEPPE ANATRELLI

di Massimo COLELLA

   Giuseppe Anatrelli nacque a Napoli il 3 gennaio 1925 e morì nella medesima città il 25 ottobre 1981.

   Quando si parla di lui, è pressoché inevitabile associare il suo nome al celebre personaggio dell’infingardo geometra Luciano Calboni della popolare saga fantozziana; tuttavia, Anatrelli fu un attore di notevole spessore, di lunghissima esperienza teatrale, televisiva e cinematografica.

   Formatosi alla scuola della filodrammatica e della rivista in ruoli quasi sempre brillanti, Anatrelli esordì in giovane età nei teatri napoletani durante gli anni della seconda guerra mondiale, interpretando burlette (derivate dalle pochade), macchiette (scenette comiche in cui l’attore solista ballava, recitava e cantava in un’interminabile sequenza di battute e doppi sensi) e sceneggiate (in cui era solito interpretare il ruolo di “’O Malamente”). Di questo periodo artistico di Anatrelli ci resta ben poco: all’epoca non venivano neppure stampate le locandine per tali spettacoli, data l’estrema penuria di mezzi.

   Le prime testimonianze pervenuteci ci parlano di lui presso la ‘corte’ di Eduardo De Filippo: esordì con la sua compagnia al Teatro della Mostra d’Oltremare di Napoli il 2 Ottobre 1953 nella commedia Miseria e nobiltà, in cui interpretò il ruolo di Don Gioacchino, il padrone dell’infelice Felice Sciosciammocca.

   Nei difficili anni di gavetta, Anatrelli arrivò a ricoprire alcuni ruoli fissi, ma era spesso considerato attore di riserva: era cioè tenuto a conoscere tutti i ruoli maschili di una commedia per poter sostituire, in caso di necessità, uno degli interpreti. L’inserimento nella compagnia di De Filippo gli diede modo di lavorare con attori dello spessore di Eduardo stesso, Titina e Peppino De Filippo, Dolores Palumbo, Enzo Turco, Tina Pica e Luisa Conte.

   In seguito, Anatrelli cominciò a lavorare stabilmente al Teatro San Ferdinando, riaperto da De Filippo nel 1954; nello stesso anno giunse all’esordio cinematografico con Questi fantasmi di Eduardo.

   Successivamente approdò alla televisione, in cui interpretò la versione per il piccolo schermo delle più famose commedie di Eduardo. La regia televisiva, curata da De Filippo stesso, costantemente incentrata sullo spettatore e quindi intesa come un’amplificazione e non una mera sostituzione della rappresentazione teatrale, consentì ad Anatrelli di entrare nei meccanismi dello sketch televisivo, genere che interpretò negli anni Sessanta accompagnando attori come Totò, Nino Taranto, Gianni Agus, Mario Carotenuto e Franco Franchi.

   Il teatro di quegli anni era in crisi, per cui divenne più assidua la presenza di Anatrelli sul grande schermo. Il genere che si produceva in quegli anni in Italia era la cosiddetta “commedia all’italiana” e in quest’ambito ritroviamo Anatrelli in ruoli talora iconici e indimenticabili.

   Il primo ruolo di una certa consistenza sul grande schermo gli venne offerto nel 1975 da Bruno Gaburro per la pellicola Il letto in piazza. La consacrazione arrivò nello stesso anno con l’interpretazione della parte dell’arrivista, ruffiano e prepotente geometra Luciano Calboni nel primo film della saga fantozziana, Fantozzi (1975), cui seguirono le partecipazioni alla seconda e alla terza pellicola: Il secondo tragico Fantozzi (1976) e Fantozzi contro tutti (1980).

   Nella delineazione attoriale del personaggio «disinibito, odiosissimo, […] stupido, bugiardissimo» (così nella presentazione di Fantozzi) del geometra Calboni, l’odioso collega d’ufficio del protagonista, viveur coi baffetti ammaliatori da dongiovanni incallito, che ‘soffia’ la Signorina Silvani (Anna Mazzamauro) al povero ragioniere e poi la tradisce a ripetizione, Anatrelli esibì una perfetta conoscenza dei tempi comici e una gestualità psicologicamente accurata, imponendosi come una maschera esplosiva e costituendo, con Gigi Reder (Rag. Silvio Filini) e Paolo Villaggio (Rag. Ugo Fantozzi), un vero e proprio trio comico che raggiunse il suo apice nella sequenza del locale notturno, “L’ippopotamo”, de Il secondo tragico Fantozzi. Non è un caso che dopo la morte prematura dell’attore il personaggio di Calboni abbia avuto una sua prosecuzione solo per un episodio (Fantozzi subisce ancora, 1983: il ruolo fu affidato a Riccardo Garrone, presente – ma non accreditato – anche in Superfantozzi, 1991), per poi essere cancellato: Anatrelli aveva impresso il suo marchio, impossibile da replicare.

    Anche in altri film l’attore ebbe modo di mostrare le sue qualità recitative, sempre su una linea di smargiassa prepotenza, talvolta sconfinante nella ‘guapperia’ (il brutale carcerato sodomita di Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy, 1971, e il comico bandito di Piedino il questurino di Franco Lo Cascio, 1974), talvolta nell’ironico menefreghismo (i questori di La donna della domenica di Luigi Comencini, 1975, e Doppio delitto di Steno, 1977). Memorabile resta anche la sua apparizione in Tre tigri contro tre tigri di Sergio Corbucci e Steno (1977), dove interpretò il sedicente marito compiacente di una altrettanto sedicente nobile veneta.

   Al teatro e al cinema Anatrelli abbinò, come si è già anticipato, anche la televisione: oltre che i già citati sketch e le già ricordate registrazioni di opere eduardiane (e scarpettiane, con riferimento al trittico coordinato nel 1981 da Mario Scarpetta: ’O scarfalietto, Tre pecore viziose e ’O miedeco d’’e pazze, interpretate al fianco di Dolores Palumbo), occorre ricordare le partecipazioni – a partire dalla metà degli anni Settanta – a numerosi sceneggiati televisivi prodotti e trasmessi dalla RAI, tra cui Il marsigliese (1975), in cui interpretò il ruolo del camorrista Pascalino Agnone, Storie della camorra (1978) e L’eredità della priora (1980).

   Ma Anatrelli non abbandonò mai completamente le scene, che considerava il proprio habitat naturale, il luogo ideale per esprimere il proprio talento: negli anni Sessanta lavorò assiduamente con Guido Mazzella, noto per aver fondato a Roma e Napoli due prestigiose scuole di recitazione che formarono attori come Leo De Bernardinis, Mariano Rigillo, Gigi Proietti, Anna Mazzamauro, Nando Gazzolo, Tino Schirinzi e Stefano Satta Flores. A proposito di questa collaborazione, non si può non citare l’opera Montevergine di Dino Romano, interpretata da Anatrelli con Pupella Maggio, Tecla Scarano, Enzo Turco e Enzo Cannavale, andata in scena a partire dal 1963. L’esperienza teatrale di Anatrelli terminò con opere “leggere” come Nota’ Pettolone allestito al Gran Teatro Comico di Napoli nel 1978, in cui il Nostro tornò alle origini “macchiettiste” della sua carriera, interpretando un personaggio dai tratti paradossali e assurdi.

   Anatrelli morì improvvisamente, all’apice della sua carriera, nella notte del 25 ottobre 1981, all’età di 56 anni, nella sua casa a Napoli, in via Colli Aminei, in cui viveva con la sorella. A lui venne dedicato il già citato film Fantozzi subisce ancora (1983).