IL CUNTO SICILIANO TORNA A NAPOLI. GASPARE BALSAMO TRA ANTICA GRECIA E SAGGEZZA POPOLARE

Foto di Marina Rinaldi

a cura di Emanuela FERRAUTO

Alcuni eventi sono caratterizzati da una certa unicità, soprattutto quando forme di narrazione e di spettacolo teatrale si ripresentano in scena per un pubblico capace di comprendere l’essenza di questo discorso. A fine marzo il cuntista siciliano Gaspare Balsamo, drammaturgo e attore, conosciuto e riconosciuto anche all’Estero, torna a Napoli, nelle sue tipiche apparizioni veloci che devono essere colte al volo. L’invito arriva dall’amico Luca Sessa, uomo colto e raffinato che, pur svolgendo altro mestiere e provenendo da altra formazione, insegue e persegue l’idea di recuperare il rapporto tra culture antiche, in particolare mediterranee, trovando connessioni e legami fortissimi che si instaurano inevitabilmente tra narrazioni, lingue, cucina e balli. Dopo la splendida esperienza di Festibàl, evento che in passato raccoglieva tantissime persone all’interno dell’Ex Asilo Filangieri di Napoli e che dava la possibilità di portare alla luce anche le culture di numerose comunità multietniche e mediterranee presenti a Napoli, il rapporto di amicizia tra Sessa e Balsamo persiste e si rafforza, così da creare una cerchia di appassionati e di cultori degli eventi legati al mondo Mediterraneo. Il faticoso lavoro di Luca Sessa conduce gli spettatori in luoghi inaspettati, poco conosciuti, aperti spesso alla curiosità del turista, ma lontani dall’attenzione della popolazione locale. Così Balsamo il 28 marzo si esibisce in un ipogeo presso il vicino Cimitero delle Fontanelle, all’interno del quartiere Sanità di Napoli, in un locale ricavato all’interno del mondo sotterraneo e misterioso di Napoli. Sessa riesce a coniugare la parola antica, il teatro, la musica, l’esposizione artistica, unendo cibo e vini, provenienti da produzioni campane o da luoghi legati all’artista in scena. Il connubio, apparentemente mirato ad avvicinare numerosi spettatori, crea invece una ricca cerchia di partecipanti realmente interessati, che contribuiscono anche ad arricchire le conversazioni che precedono l’inizio dello spettacolo e quelle successive, in presenza dell’artista o della compagnia. Un’attenzione particolare, dunque, un’osservazione a 360 gradi che mira ad accogliere un pubblico proveniente da esperienze diverse, da formazioni disparate e variegate. Certamente possiamo parlare di pubblico di nicchia, di evento speciale, di luoghi destinati a pochi eletti, ma in verità l’obiettivo è condurre un pubblico variegato, ma attento, verso esperienze culturali e artistiche nuove. 

Il cunto siciliano è un fenomeno narrativo antichissimo e la sua evoluzione contemporanea, non solo a teatro ma anche in televisione, segue strade diverse: dal purismo delle famiglie di pupari e di cuntisti alla forma ibridata che mescola Teatro di Narrazione, cunto e drammaturgia vera e propria. Nel caso di Gaspare Balsamo, autore e cuntista a lungo studiato da Dario Tomasello (cfr. https://www.centrostuditeatro.it/2021/12/guida-galattica-per-i-lettori-dicembre-2021/), ho avuto il piacere di analizzare i suoi testi e di pubblicare un saggio in occasione del Convegno Lingua orale e parola scenica. Risorsa e testimonianza, svoltosi presso l’Università di Pavia nel 2016, da cui è nato un importante volume edito da Cue Press nel 2018 (cfr. E. Ferrauto, Tradizione orale, riferimenti letterari e fenomeni dʼattualità: il cunto siciliano nella drammaturgia inedita di Gaspare Balsamo, in A.A. V.V., Lingua orale e parola scenica. Risorsa e testimonianza, a cura di V. Cantoni e N. Casella, ….., Cue Press, 2018), oltre ad aver vissuto la splendida esperienza nell’osservare un laboratorio del cunto condotto da Balsamo a Catania, nel 2016

(https://www.dramma.it/index.php?option=com_content&view=article&id=21314:gaspare-balsamo-e-il-cunto&catid=40&Itemid=12).

Dopo il debutto del 28 marzo, il 29 marzo Gaspare Balsamo ha replicato con Simposio, il cunto dei cattivi maestri, spettacolo che ha già visto il suo debutto nel 2023, il cui testo verrà pubblicato a breve da Mesogea.  Anche in questa occasione, dopo l’esperienza all’interno del locale-ipogeo del 28 marzo, Luca Sessa è riuscito a coniugare vari elementi straordinari: il luogo, ossia Punto Zero di Valeria Apicella, uno stupendo atelier di danza, casa e luogo di lavoro per l’artista e danzatrice, ricreato all’interno dell’edificio che ospita anche l’Ex Lanificio; il pubblico, ricercato e attento, viene accolto in un luogo che emana arte ed eleganza, aperto ad eventi, presentazioni di volumi, esposizioni artistiche, spettacoli teatrali e ovviamente alla danza; il cibo e il vino, scelti mescolando la provenienza campana e quella siciliana. Gli spettatori sono stati accolti in un luogo magico, che ha stimolato lunghe conversazioni, nuove conoscenze e importanti confronti con l’artista e con gli spettatori.  

Balsamo entra in scena provenendo dal fondo, indossa una giacca da smoking a petto nudo, sorseggia il suo vino, lo stesso che ha accolto gli spettatori all’inizio della serata e che proviene dalle colline di Vico Equense. Il lavoro creato da Balsamo, così come è solito in numerosi testi, produce una commistione interessante che evidenzia una costante attenzione e un approfondito studio da parte dell’autore-cuntista. Il suo racconto attraversa autori e studi di varia natura, da quelli religiosi a quelli filosofici, da quelli letterari a quelli storici, mostrando una artista eterogeneo, così come si è rivelato anche agli studenti dell’Università di Salerno, nel 2017, in occasione di una speciale lezione-spettacolo svoltasi presso il Teatro di Ateneo. In Simposio Balsamo unisce la descrizione del famoso testo di Platone in cui si racconta del banchetto in onore di Agatone, vincitore dei concorsi drammaturgici e teatrali, legati alla messinscena delle tragedie greche. Partecipano al banchetto numerosi personaggi, alcuni molto importanti per la cultura filosofica, come Fedro e lo stesso Socrate, il cui intervento, poi diventerà, uno dei riferimenti più importanti dell’intera opera. La tematica trattata è l’amore, osservato attraverso vari aspetti, da quello volgare, corporeo, a quello filosofico ed elevato, fino a giungere alla descrizione più elevata. Il cuntista declama, legge, racconta, attraverso un leggìo e descrive, in maniera anche canzonatoria, le caratteristiche di ogni partecipante al Simposio. In verità, lo stesso Platone riporta descrizioni accurate, spesso ironiche, frutto soprattutto di un racconto nel racconto. All’interno di questa narrazione, costellata di passaggi e arricchita da formule introduttive tipiche del cunto siciliano, si inseriscono piani temporali differenti: dall’antichità greca al passato di Gaspare, il quale, quando era piccolo, si rifugiava all’interno del laboratorio di Masino, un calzolaio del paese. All’interno di questo luogo ancestrale, pieno di arnesi e di lavoro, ’Asparino imparava il mestiere antico e ascoltava i racconti. Balsamo cita spesso Masino, sovrapponendo luoghi reali e personaggi fantastici, passato e presente, in una magica commistione che è tipica, in effetti, del cunto siciliano. Se da un lato Masino racconta il racconto di Platone sul Simposio, creando un effetto tipico della narrazione orale, ossia il racconto nel racconto o raccontato perché ascoltato da altri, dall’altro il pubblico riesce a visualizzare non solo il banchetto di Agatone, ma anche ogni riferimento ai luoghi e ai personaggi che vivono all’interno del paese e nella realtà di Masino e di ’Asparino. Il narratore-cuntista continua a bere, sorseggia una bella bottiglia posta accanto al suo leggìo; anche gli spettatori sorseggiano il vino assaggiato prima dello spettacolo, nel momento in cui hanno cominciato a conversare con gli altri ospiti, dando luogo ad un dialogo così familiare da destare sorpresa. Anche i partecipanti al banchetto di Agatone bevono, si addormentano, mangiano, si assopiscono, ma ascoltano rapiti: tutte le sfumature dell’Amore sembrano attirare fortemente l’attenzione degli ascoltatori. Quali? I componenti del Simposio, noi, ’Asparino e Masino? Non esiste cunto senza ascoltatori ed è interessante come contemporaneamente, grazie alla parola di un unico raccontatore, da quel leggìo comincino ad aprirsi scenari sovrapposti ma facilmente identificabili, che racchiudono l’antica Grecia, il passato siciliano, il presente teatrale a Napoli. Le menti degli spettatori sono fortemente stimolate, nonostante la scena sia quasi statica, ad eccezione della gestualità di Gaspare Balsamo. L’attore è coinvolto, a fine spettacolo, in una lunga conversazione con tutti gli spettatori, mentre si continua una cena-buffet a base di prelibatezze siciliane e di vino campano. Il coinvolgimento, dunque, è totale: il momento dello spettacolo non è determinato, ma è parte integrande di un evento più ampio e complesso che tende a coinvolgere la platea in un racconto da raccontare. Si attiva, così una riflessione sul concetto di comunità di ascoltatori, che nel caso di Balsamo si mescola, ancora una volta, in una forma ibrida tra cunto e performance teatrale, caratteristica interessante anche della sua scrittura drammaturgica.

La magia si ripete, dunque, e siamo felici di anticipare la presenza di questo artista anche alle Orestiadi di Gibellina, il 10 luglio 2025, con un nuovo spettacolo, Cunto Saraceno, pubblicato a breve in una nuova collana edita da CuePress.

SIMPOSIO, IL CUNTO DEI CATTIVI MAESTRI
Di e con Gaspare Balsamo
Napoli, Puntozerovaleriaapicella
29 marzo 2025
Foto di Marina Rinaldi