IL MASCHERAMENTO EMOZIONALE E IL MONDO VIRTUALE DI MOLLY: LA RECENSIONE

PRIMAVERA DEI TEATRI: 25 ANNI DI TEATRO ITALIANO AL SUD

Il mascheramento emozionale e il mondo virtuale di Molly

a cura di Emanuela FERRAUTO

Il lavoro presentato da Cubo Teatro colpisce: il pubblico è ammutolito, ascolta attentamente, segue l’intera storia. Una produzione importante perché rappresenta una testimonianza di una storia vera, riportata in scena attraverso diverse competenze e tecniche. Molly è il titolo dello spettacolo che ha debuttato in prima nazionale presso il Teatro San Girolamo di Castrovillari, il 31 maggio, in occasione del festival Primavera dei Teatri, e che ha visto in scena la bravissima Letizia Russo. La differenza tra gli spettatori virtuali e quelli reali, ossia noi, è profonda: dalla platea osserviamo gli effetti della fragilità della protagonista, guardiamo dentro l’intimità della sua camera, percepiamo i  cambiamenti repentini nel suo comportamento, tutti aspetti sconosciuti agli spettatori virtuali. L’intero spettacolo è costruito sul concetto di quarta parete, effettivamente serrata, rappresentata non solo dalle pareti della cameretta della ragazza, ma anche dalla porta della sua camera, raramente aperta, e dalle porte del suo animo. Dopo un lungo percorso ed una particolare evoluzione, Molly comincia ad interagire con video che descrivono suicidi, casi di depressione e di autolesionismo, recuperati attraverso Internet. L’oscurità della sua camera è squarciata dalla luce delle lampade, utilizzate di solito dagli influencer e dagli youtuber più famosi, cioè luci artificiali che schiariscono i volti, rendendoli levigati, senza macchie, senza imperfezioni, così come desidera e richiede Internet. Un mondo virtuale in cui siamo costretti a mostrarci perfetti, senza esitazioni, senza titubanze, senza perplessità. Il mondo esterno è costituito da uno schermo del pc, attraverso cui Molly riesce ad interagire con milioni di persone mai incontrate realmente. Gli stessi spettatori sono fagocitati all’interno di questa stanzetta. Diretto da Girolamo Lucania, questo prodotto scenico è costruito attraverso una imponente struttura che unisce drammaturgia, attualità, recitazione, visual design. Collaborano a questo progetto anche Ivan Bert e Ruben Zambon, per la colonna sonora originale e il sound design, e Niccolò Borgia per il visual design. Ogni parte di questo enorme Cubo scenico è perfettamente calibrata; osservare la postazione di regia e suono, durante la messinscena, rivela il metodo e l’organizzazione. Una vera e propria macchina da guerra “dietro le quinte” e una storia semplice, ma incisiva in scena, ossia la storia vera di Molly Russell, morta a 14 anni a causa dei Social Media, perché suicida. Anche la nostra protagonista comincia da video apparentemente innocui attraverso cui descrive momenti della sua vita, emozioni, prodotti per la skincare e per il make-up, attivando però un processo di mascheramento emozionale vero e proprio, cosicché il dolce viso di questa attrice viene ricoperto da un mascherone di cerone bianco. Anche questo utilizzo del trucco, che piace tanto alle ragazze e alle donne più giovani, all’interno di questo racconto scenico si deforma e diventa una copertura che ostruisce, che elimina le imperfezioni e che rende assolutamente irreale, quasi plastificato, il volto della protagonista. Il meccanismo che la regia mette in atto e in scena è caratterizzato da una telecamera posta sul palcoscenico, cioè all’interno della cameretta oscura di Molly. La scrivania-tavolo, da cui la ragazza fa partire i video in streaming, è posta sul lato destro. Pertanto, la direzione della visione degli spettatori è imposta, ossia tutto il fondo della scena è occupato da un maxischermo che rivela al pubblico ciò che la ragazza riprende e che, in teoria, gli spettatori virtuali osservano attraverso Internet. Anche noi spettatori, dunque, ci rendiamo conto improvvisamente di non osservare l’attrice in carne ed ossa e, spinti dall’abitudine e dall’attrazione al video e alle varie tipologie di immagini video, guardiamo ciò che viene proiettato sul maxischermo, trascurando l’azione reale, totalmente assuefatti al mondo virtuale e all’osservazione filtrata, elementi che non abbandoniamo mai, neanche durante la nostra quotidianità. La ragazza vive con l’unico obiettivo di essere accettata da un mondo che non vede, fino a quando incontra virtualmente un’altra ragazza, instaurando una vera e propria dipendenza affettiva che impone loro ritmi ossessivi e tempi serrati. Quando ritorna da scuola si chiude in camera e accende pc e video, perché l’intento è quello di ritrovare quella ragazza, una sorta di alter ego di cui si innamora, perchè vive come lei e comprende i suoi desideri. L’ondata di suicidi e di morti, purtroppo non virtuali, apre un’ampia e discordante riflessione sulla presenza genitoriale, sul disagio psichico di questa generazione, sul ruolo della scuola e, soprattutto, sulla dipendenza virtuale, tutti argomenti che ritornano frequentemente non solo all’interno della drammaturgia contemporanea nazionale ed internazionale, ma anche nelle sceneggiature cinematografiche e nelle serie televisive o in onda su piattaforma. I giovani, in alcuni contesti e in alcune occasioni, oggi assorbono il concetto di morte come qualcosa di passeggero e non definitivo: questo accade a chi è appassionato di video gaming, ma anche a ragazze o a ragazzi molto fragili che osservano continuamente video di suicidi come soluzione alla sofferenza. Quando l’amica virtuale di Molly non si presenta e abbandona virtualmente la ragazza, forse perché anch’essa si è suicidata, la nostra protagonista entra in crisi. Un vero e proprio cortocircuito emotivo e psichico che è rappresentato in scena con la mancanza di corrente elettrica, assenza improvvisa che rende impossibile connettersi in rete.  Il buio, il nero, ossia lo stesso colore di cui si circondano gli Hikikomori, diventa la tomba reale, virtuale ed emotiva di Molly. Il ritmo dell’intero racconto alterna musiche accattivanti, video pubblicitari, descrizioni degli stati d’animo, accelerazioni e silenzi profondi, dalla luce, dai colori al buio pesto, manifestazioni, cioè, delle curve emotive che subisce e vive la ragazza. Abbiamo suggerito al regista di presentare questo spettacolo nelle scuole, nei luoghi frequentati dai giovani, in forma ridotta magari, visto il complesso allestimento tecnico. L’impatto sarebbe devastante, ma produttivo. 

foto @maggioangelo | @teatrogram.it

PRIMAVERA DEI TEATRI

Teatro San Girolamo (Castrovillari)

MOLLY

Di: Cubo Teatro
Con: Letizia Russo
Parole e direzione: Girolamo Lucania
Colonna sonora originale e sound design: Ivan Bert e Ruben Zambon
Visual design: Niccolò Borgia
Produzione: Cubo Teatro
In collaborazione con: Teatro della Caduta, Giallo Mare Minimal Teatro, Catalyst ETS
Progetto grafico: Simone Vona
Foto di scena: Tommasina Giuliasi

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