Ivan e i cani: la recensione

PRIMAVERA DEI TEATRI: 25 ANNI DI TEATRO ITALIANO AL SUD

IVAN E I CANI: la letteratura russa per l’infanzia diventa narrazione scenica per adulti

a cura di Emanuela FERRAUTO

Nel 2015 Imma Villa e Carlo Cerciello calcavano il palcoscenico del Teatro Sybaris a Castrovillari con Scannasurice di Enzo Moscato: pubblico gremito, molti amici campani, tanti critici. L’esperienza vissuta per la prima volta al Festival Primavera dei Teatri è rimasta impressa nei ricordi teatrali e professionali, così dopo dieci anni si ritorna in Calabria, in provincia di Cosenza. Ogni festival costituisce un momento di incontro e di confronto reale e non virtuale con amici artisti, critici teatrali, giornalisti e studiosi, alcuni dei quali lontani geograficamente e allontanati, negli ultimi anni, dal problema Covid. Quest’anno PRIMAVERA DEI TEATRI festeggia ben 25 anni dalla nascita e ritorniamo a Castrovillari scegliendo l’ultimo weekend di repliche e osservando, insieme ad Antonella Rossetti, dieci spettacoli e un film documentario firmato da Saverio La Ruina, nome noto che, insieme a Settimio Pisano e a Dario De Luca, rappresentano la Direzione Artistica e anche le menti fondatrici e sostenitrici dell’intero Festival. Dietro di loro un numero nutrito di collaboratori e di persone attive da mesi nell’organizzazione di tutta la macchina teatrale, non solo nella parte artistica, ma anche in quella rivolta alla ospitalità di tutti gli spettatori, addetti ai lavori e non. Ritroviamo un festival cresciuto, perfezionato, organizzatissimo e accogliente, in cui ogni singola persona che ha contributo al miglioramento e all’ottimo svolgimento, si è mostrata professionale e disponibile ad ogni richiesta. Il 30 maggio ci accolgono tre spettacoli, Incontro, progetto e regia di Eduardo Di Pietro, direttamente dalla Campania con la compagnia Collettivo lunAzione; Ivan e i cani, dal testo di Hattie Naylor, con la traduzione di Monica Capuani, in scena Federica Rossellini; La Verma, scritto e diretto dal siciliano Rino Marino, produzione Sukakaifa – Compagnia dell’Arpa. 

Il Teatro Vittoria, al centro di Castrovillari, accoglie un pubblico numeroso e ritrova in scena Federica Rosellini, classe 1989, un curriculum d’eccezione: Federica è sparita perchè in realtà ritroviamo in scena un ragazzo, alto, magro, dai capelli corti e biondissimi, pelle diafana, occhi profondi. L’attrice è completamente trasformata, è seduta in scena, è circondata da microfoni, strumenti musicali digitali, attrezzi da sound design. E la voce: Rosellini apre il libro immaginario e racconta. La storia di Ivan e dei suoi cani, pubblicata in Italia dalle Edizioni Primavera, collana I Gabbiani, è inserita nella sezione della letteratura per l’infanzia, ma in verità, pur ricordando le fiabe “nere” della tradizione europea, racconta una storia contemporanea e, forse, più adatta agli adulti. La Russia degli anni Novanta, sotto il Presidente Boris Eltsin, raccoglie le storie di povertà e di fame, come quella di Ivan, 4 anni nel racconto, adolescente sulla scena, che fugge da una famiglia composta dalla madre e dal compagno violento. Fugge per le strade, fugge per i boschi, incontra altri ragazzini, osservando e raccontando un degrado sociale ed economico che ha distrutto le vite della gioventù russa attraverso la nuova droga, caratterizzata dall’aspirare la colla, e dall’alcool, necessario per riscaldarsi in quei climi freddi.  La Casa Editrice informa, infatti, i lettori, che l’autrice, la drammaturga Hattie Naylor, aveva previsto questo racconto scenico per i giovani, ma poi, ritenuto, eccessivamente duro, è diventato un racconto per adulti. L’incontro di Ivan con Belka, il cane bianco, e poi con tutto il branco che lo segue, diventa un momento di riflessione: l’animale, quasi come uno spirito guida, lo conduce, lo rimprovera e gli salva la vita, attraverso un percorso caratterizzato da momenti di sconforto profondo, di violenza e di terrore. L’attrice riesce a ricostruire scenicamente tutti gli effetti sonori, pur mantenendo una narrazione lineare, che non accenna a scossoni timbrici e che interpreta, raccontando in prima persona, l’esperienza del ragazzo. Anche gli ululati del cane, imitati attraverso la voce umana, quella di un bambino o di un ragazzo molto giovane, vengono riprodotti dalla stessa attrice, inserendo i cani in un contesto narrativo e scenico come se fossero dei veri e propri personaggi umani. Tutto il racconto è costruito attraverso le parole, gli effetti sonori,  tutti elementi che stimolano continuamente l’immaginazione degli spettatori che, in effetti, riescono a riprodurre nelle proprie menti i luoghi e i personaggi che scorrono veloci nella vita di Ivan e attraverso il fluire delle parole dell’attrice. Il gelo della Mosca degli anni Novanta, della povertà, della ricerca di cibo, della violenza perpetrata su questi ragazzini, abbandonati o fuggiti a situazioni peggiori della strada, catturati e poi imprigionati negli orfanotrofi, ricostruisce una condizione attualissima e riconduce a fatti contemporanei che potremmo ritrovare anche in altre zone del mondo. Una denuncia sociale descritta attraverso un racconto narrativo-drammaturgico interpretato da una giovane attrice che ha alle spalle una solida esperienza, non solo attoriale, ma anche di scrittura e registica, e che affronta, anche dal punto di vista musicale e della ricerca sonora, un lavoro complesso attraverso cui dimostra tutte le sue attitudini. Questo lavoro necessita di una profonda concentrazione in scena, perché sembra costruirsi in fieri, sebbene sia evidente una struttura solida alle spalle;  una piccola distrazione da parte dell’attrice potrebbe rallentare tutto l’assetto narrativo che rallenterebbe perdendo efficacia. L’intero racconto si svolge per ben 70 minuti, durante i quali l’attrice dà vita, in effetti, ad un lunghissimo monologo in cui affiorano più personaggi, dal protagonista ai suoi cani, fino ai vicini di casa, al proprietario del ristorante che sembra aiutare il ragazzo donandogli il cibo, ma poi lo tradisce, fino ai barboni ubriaconi e alle bande di ragazzi e di piccoli bambini che si aggirano come fantasmi alla ricerca di cibo e di calore. L’ambientazione fortemente nordica è caratterizzata anche da luci bianche e glaciali sulla scena, sebbene il pubblico percepisca una collocazione notturna, oscura, quasi onirica. La bravura dell’attrice ci permette di percepire il freddo, il gelo, il dolore profondo di questo ragazzo e, improvvisamente, il calore della tana, quando i cani decidono di far dormire Ivan con loro. Una grande storia di amore tra uomo e cane, una grande tragedia della contemporaneità. 

foto @maggioangelo | @teatrogram.it

PRIMAVERA DEI TEATRI 2025

CASTROVILLARI (CS)

Teatro Vittoria

30 MAGGIO 2025

IVAN E I CANI

Un testo di: Hattie Naylor
Traduzione di: Monica Capuani
Voce registrata in russo: Laura Pasut Rosellini
Light design: Simona Gallo
Scenografia: Paola Villani
Costumi: Simona D’Amico
Aiuto regia: Elvira Berarducci
Performer, sound design e regia: Federica Rosellini
Management: Vittorio Stasi
Direzione generale: Maria Rondanini
Produzione: Cardellino srl

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