di Emanuela FERRAUTO
Lo spettacolo Terra di Rosa. Vite di Rosa Balistreri compie dieci anni, ma pochissimi teatri hanno goduto della visione e dell’interpretazione di Tiziana Francesca Vaccaro, attrice catanese che ormai da tempo vive e lavora a Milano e che per la terza volta ritorna in Campania. Negli ultimi anni, in altre regioni, molti Istituti Scolastici e Associazioni, così come moltissimi giovani, hanno assistito a questo spettacolo e nella giornata “Contro la violenza sulle donne” vogliamo ricordare la storia rocambolesca e durissima della più famosa cantante folk siciliana. Finalmente si ritorna a parlare di Rosa Balistreri, in passato conosciuta dagli estimatori di un certo genere musicale, da alcuni anni riscoperta e ripresentata dalla cantante e musicista catanese Carmen Consoli all’interno dei suoi concerti, interpetrata da celebri attrici siciliane, riproposta anche per il cinema. Nata negli anni Venti, in quella Sicilia rurale, animalesca e verghiana, che protraeva a lungo la miseria della Questione meridionale, Rosa Balistreri affronta una vita dura, sanguinosa e violenta, partendo da Licata, paesino dell’estremo sud della Sicilia, in provincia di Agrigento, oggi luogo turistico di un certo fascino. La Vaccaro realizza uno spettacolo biografico, la cui narrazione è affidata ad un lungo monologo, raccontato dalla stessa protagonista la quale, improvvisamente e ripetutamente, si frantuma in mille pezzi, in mille “Rosa”, in diversi personaggi, alcuni inseriti all’interno della stessa famiglia della cantante, altri conosciuti via via nel corso della sua vita e del suo peregrinare alla ricerca di un luogo che riconoscesse il suo coraggio e la sua voce, per poi ritornare nell’angusta Sicilia retrograda. Il lavoro affrontato dall’attrice è complesso e degno di una vera e propria ricerca storico-filologica: Vaccaro, infatti, intervista gli eredi, visita più volte Licata, ha accesso all’archivio della Balistreri, donato dalla cantante e dalla famiglia al paese di origine. Articoli giornalistici, video storici, trasmissioni televisive, testi, carteggi, fotografie, tutto è necessario alla ricostruzione della storia di Rosa, creando, dunque, uno spettacolo che racchiude numerose e importanti informazioni, drammaturgia imprescindibile qualora si volesse affrontare uno studio antropologico, linguistico e musicologico rivolto a questa cantante.
Tiziana Francesca Vaccaro utilizza una sedia, una valigia, la terra – non a caso il titolo si ricollega alla terra e all’uomo/verme – qualche stralcio di stoffa, un paio di scarpe rosse, pochissimi oggetti; attraverso la sua voce e il suo volto tiene il pubblico incollato alla storia, alternando momenti comici ad altri commoventi, sovrapponendo terrore, felicità, rabbia, disperazione, successo, rivincita. Siamo partecipi, desideriamo la felicità di Rosa, la assecondiamo, la accompagniamo, riconosciamo momenti della storia italiana del Dopoguerra, degli anni Sessanta e Settanta, della contemporanea lotta alla mafia. Le figure maschili emergono come burbere, violente, animalesche. Tranne il papà: colui che la costringeva a spigolare, mosso dalla miseria terribile e dalla fame profonda, colui che la picchiava e che dimostrava pochissimo affetto, ma che poi soccombe alla morte della figlia, amata sorella della cantante, uccisa dal marito. Rosa non doveva cantare, doveva assecondare la violenza mascolina, doveva sottomettersi al volere di una società retrograda e maschilista, doveva rimanere zitta. La drammaturgia di questo spettacolo è fortemente letteraria, a tratti venata da momenti poetici e pittorici, come la descrizione del grande sole visto da Rosa bambina, questa palla gialla, incombente, potente e splendida allo stesso tempo, sulle distese secche e aride della Sicilia estiva. I dipinti dei pittori del Realismo italiano potrebbero fornirci un’idea di queste immagini, così come le descrizioni verghiane, perchè della scrittura di Verga sembra essere imbevuta la narrazione della Vaccaro, soprattutto quando improvvisamente entrano in scena le voci degli altri personaggi, necessari all’interazione con la protagonista, in un vero e proprio discorso indiretto libero drammaturgico, se così possiamo definirlo. Teatro di parola, cunto, canto, denuncia sociale e storica, teatro di grandissima fisicità, che ci permette di immaginare perfettamente la scena, i momenti, i vari personaggi, anche attraverso la tecnica del mimo, azione scenica fondamentale nel bellissimo racconto a ritroso di tutta la vita di Rosa Balistreri, descritto attraverso la gestualità dell’attrice. Lo spettatore ricorda esattamente ogni preciso momento della narrazione grazie ad un piccolo gesto o ad un’espressione, basta riprodurlo in una serie narrativa mimata per ricostruire tutto ciò che abbiamo ascoltato e visto. L’attrice, autrice e regista, dunque, ha costruito un lavoro fortemente testuale e narrativo, partendo da notizie sparse, da immagini e canzoni, da documenti d’archivio di persona, lo ha posto su una struttura drammaturgica e scenica molto solida, lo ha caratterizzato da corporeità, prossemica e vocalità ricchissime e potentissime, lo ha restituito al pubblico anche attraverso una Graphic Novel
(info https://elenamistrello.wordpress.com/2020/01/21/terra-di-rosa-vite-di-uno-spettacolo/). La scelta delle musiche si riversa nella voce dell’attrice che sceglie di incastrare alcuni versi delle canzoni di Rosa Balistreri all’interno della drammaturgia, evitando stacchi netti tra recitazione e inserto musicale. Questa tecnica ci permette di comprendere in quale occasione e per quale motivo sono stati scritti alcuni brani, certamente ispirati da momenti di vita e da esperienze vissute realmente dalla cantante. In sottofondo, in alcune scene, si percepisce una nenia, una preghiera antica attraverso cui si invocano i Santi e il Bambinello, legata alla Natività ancestrale delle campagne siciliane. Questo spettacolo è andato in scena all’interno della rassegna Theatron, che nasce a Portici e che accoglie i suoi ospiti in un teatro che è un piccolo gioiello, collocato tra le vie antiche della cittadina. L’ambiente raccolto, il pubblico formato e pronto a recepire il messaggio, l’organizzazione che ha alla base professionisti del settore teatrale, come Ileana Bonadies e Gaetano Coccia, permettono una costante interazione con il pubblico. Alla fine di ogni spettacolo, infatti, Theatron prevede che le compagnie e gli attori rimangano in scena per colloquiare con il pubblico, rispondere alle domande, raccontare aneddoti, descrivere le modalità di creazione dello spettacolo o di stesura del testo. Grazie a Rosa Balistreri, a Tiziana Francesca Vaccaro, a Theatron Portici e al Centro Studi Teatro, abbiamo tessuto fili indissolubili tra varie arti e varie professionalità legate al mondo del teatro. Questo è l’intento profondo della ricerca sul teatro e sulla drammaturgia meridionale contemporanea.
Foto di Cesare Abbate
TERRA DI ROSA
THEATRON PORTICI
22-23 NOVEMBRE 2025
– Vincitore del premio di pubblico e giuria Calandra 2019
– Vincitore del premio del pubblico Ermo Colle 2018
– Vincitore della Rassegna Stazioni d’emergenza 2017 IX edizione – Napoli
– Vincitore del concorso TeatrOfficina 2016 per compagnie e artisti emergenti.
– Menzione speciale al festival TAGAD’OFF 2016 – Festival della nuova drammaturgia lombarda
Di e con Tiziana Francesca Vaccaro
Musiche Andrea Balsamo