Drama de Antiquis 5.0: un’esperienza polisensoriale tra storia e tecnologia

Pièce noire

L’ALTRO SGUARDO

Drama de Antiquis 5.0: un’esperienza polisensoriale tra storia e tecnologia
di Annalisa Aruta Stampacchia

La Villa marittima romana di Minori fa parte di un’area archeologica che risale al I secolo d.C. Si tratta di un esempio piuttosto raro, tra le ville romane, per la sua posizione. Originariamente la Villa era adagiata in una baia della costa di Amalfi nel punto in cui il fiume Regina Minor sfociava nel mare. Questo tratto di costa, suggestivo per le sue tante insenature e piccoli porti naturali, attirò l’attenzione dell’aristocrazia romana imperiale che la scelse per costruirvi le proprie residenze di “otium” come testimoniano gli insediamenti ritrovati a Vietri sul mare, Amalfi, Positano e Li Galli. Oggi la Villa è inglobata tra i palazzi e dopo l’alluvione del 1954 il fiume Regina è stato deviato. È un vero e prezioso gioiello della zona archeologica al centro di Minori, piccolo e meraviglioso comune della costiera.

Minori è diventato famoso da qualche decennio, oltre che per le sue bellezze naturali, anche per un evento di cui quest’anno ricorre il venticinquennale: Gusta Minori. Esso -scrive il musicista e regista Gerardo Buonocore- «è un sogno iniziato nel 1997 ed oggi diventato una lungimirante scommessa tra memoria e innovazione».

Gusta Minori,come il suo nome farebbe supporre, non offre solo uno scenario gastronomico, ma accanto alla promozione delle specialità del territorio incentiva un appello al «gusto» di ciascuno di noi per la storia, per l’arte, la musica e ci invita soprattutto a indirizzare il nostro sguardo in particolare verso il teatro che occupa un posto tutto speciale nei giorni della manifestazione. Infatti al calendario partecipano significativi esponenti del mondo dello spettacolo oltre che della musica, della pittura, della letteratura. Uno spazio speciale, itinerante nel paese, è dedicato, di sera, a tre spettacoli di ispirazione diversa dal music hall, alla canzone popolare, ad opere teatrali classiche o moderne. Così avveniva prima della pandemia. Quest’anno, a causa delle restrizioni dovute al Covid, per i 25 anni di Gusta Minori è stato allestito un solo spettacolo: Drama de Antiquis 5.0. Esso è stato ripetuto a tre orari diversi, per tre giorni, per dare a quanti più spettatori la possibilità di goderlo nel pieno rispetto del distanziamento e delle regole di controllo con il Green Pass.

Si tratta di uno spettacolo particolare per lo spessore drammaturgico e le innovazioni tecnologiche di cui si giova per raggiungere risultati che lo rendono degno di essere conosciuto non solo a livello nazionale.

 Il Drama de Antiquis 5.0 pone al centro della narrazione l’amore proibito di Lucrezia per Lucio Domizio, il fratello del marito Caio, proprietario della Villa.

Il dramma muove la sua azione nell’anno 79 d.C., tra gli incontri clandestini dei due amanti e la cena di un sontuoso baccanale con danze e canti, durante la quale avviene la “manumissio” della schiava siriana Neera; il proprietario, secondo il diritto romano, libera la schiava dalla servitù, incantato dalla sua danza sinuosa. Lucrezia e Lucio, i due amanti temono che Caio possa depredarli dell’ingente patrimonio e tramano una congiura per liberarsi di lui. Ma Livia, una matrona ospite del senatore, non veduta, ha ascoltato le loro trame durante la cena e ne informa Caio che medita vendetta. Intanto a Pompei si scatena la furia del Vesuvio che seppellisce la città e gli altri paesi circostanti con lava incandescente e lapilli. La Villa, dove si compie la vendetta di Caio sui due fedifraghi, rimane lontana dalla paura e dalle scene di distruzione del vulcano, che però vengono evocati sulla scena in modo potente e suggestivo, grazie agli effetti speciali di suoni e luci, simulando incendi ed anche il terremoto. Ciò dà più verità al momento storico e lascia intatto il fascino di questo luogo di “otium”, lontano da Roma, ma legato al suo fasto.

 Nella scena finale l’imperatore Tito decide di recarsi nelle zone colpite e annuncia una sua visita nella residenza marittima dove l’amico, il senatore Caio, ha compiuto la sua vendetta su Lucrezia e Lucio. La gloria di Roma grandeggia nella figura dell’imperatore ed è più forte delle calamità naturali, dei tradimenti e delle congiure degli uomini. La Villa romana non è solo lo splendido scenario di questo trionfo, ma l’essenza stessa della grandezza di Roma, realtà immortale e stimolo per il presente.

La tecnologia del video mapping che ricrea gli ambienti originali della villa, sottolinea, con effetti di luci e di suoni, i loro colori e il giardino fiorito del viridarium, riuscendo a creare lo straniamento di uno spettacolo fantasmagorico dove emerge la magia della scenografia di Gerardo Buonocore che insieme a Lucia Amato ha diretto la regia teatrale della “pièce”. I testi scritti da Lucia Amato, poi, mostrano nella loro essenzialità un’accurata ricerca filologica.

La centralità della scena, predisposta dai due registi, pone lo spettatore in una posizione di coinvolgimento di tipo brechtiano. L’aggiunta al titolo di «5.0» indica che la drammaturgia si avvale appunto di modernissimi strumenti tecnologici, ricchi di effetti speciali e basati sul videomapping. Lo spettatore è immerso in una atmosfera di simulazione totale dove tra luci, canti danze, immagini sono sollecitati tutti i sensi. Le mura della villa diventano un tessuto vibratile pronto a ricevere nuova vita per ricreare le scene della potenza di Roma, dei suoi eserciti, delle sue liturgie. Al fascino delle statue di imperatori ed eroi proiettati sulle mura della Villa che ne diventa il piedistallo, si aggiunge lo stupore per lo scoppio e il fragore degli incendi, il tremore della terra per l’eruzione del Vesuvio a Pompei. Nell’ambito di questo fingimento scenico il risultato è di grande impatto e lo spettatore è letteralmente trascinato nel vortice polisensoriale di tanta grandezza, sia pur realizzato nello spazio, non vastissimo, del viridarium della Villa. L’auspicio che possiamo fare assistendo a questo bellissimo dramma è che esso possa “uscire” da Minori e circolare, con opportune modifiche, in altri siti archeologici per promuoverne maggiormente l’importanza e la bellezza e affermarsi per la notevolissima inventiva scenica.

Gli attori sono tutti bravissimi da Giovanni De Filippi, Pasquale Bruno, Antonio Melissa, Laura Lazzari, Luciano Giuliano a Annarita Vitolo, conosciuta e talentuosa artista de L’amica geniale che insieme ad una sensuale e dolce Antonetta Capriglione anima le scene del baccanale in villa, a Mattia Ruocco. Nella recitazione è motivo di grande interesse la parola spesso “cantata” dagli attori alla maniera degli aedi omerici; ciò dà ai testi di Lucia Amato un rilievo e un’ attrattiva particolare che si fonde con la scenografia raffinata di tutto lo spettacolo. Le trombe imperiali di Saverio Barbarulo, Donino Gaudieri, Manuel Ferrigno che scandiscono le scene ci immergono nella maestosità di Roma e dei suoi riti marziali. I due danzatori Nicol Memoli e Francesco Morriello  con i loro sapienti volteggi raggiungono momenti di grazia e maestria, espressione di professionalità e preparazione.

Questo format teatrale così innovativo tende a far conoscere la bellezza del sito archeologico della Villa Romana di Minori e a richiamare l’attenzione su quella perla della costiera che è Minori. È auspicabile restaurare in “toto” la Villa romana, anche quegli ambienti che ora sono chiusi al pubblico, in modo da diventare non solo un richiamo turistico, ma soprattutto un laboratorio, centro propulsore di cultura, di approfondimento e studio degli usi e costumi della civiltà romana, un incentivo per nuove ricerche archeologiche. La proposta dello spettacolo Drama de Antiquis 5.0,già trasformato in Docufilm, per la forza interpretativa di attori, musici e ballerini, per la straordinaria fluidità del racconto orchestrato dai due registi Lucia Amato e Gerardo Buonocore, merita di poter circolare in altri siti archeologici di pregio di cui l’Italia è ricchissima e che sono inseriti nel progetto UNESCO ad essi dedicato.

Il lemma del titolo “drama” è usato non solo nel significato di “fabula”, ma anche in quello di “calamitas”, la distruzione di Pompei. Esso può adombrare così una misteriosa contemporaneità, un legame col dramma pandemico che stiamo vivendo. Il nodo di superamento della “calamitas” nello spettacolo Drama de Antiquis 5.0 è risolto rimandando alla centralità e splendore di Roma, mito imperituro e gloria mundi.

È da sottolineare un altro spunto interessante che, suggerito dalla drammaturgia, può anche diventare un pronostico augurale per il nostro futuro. Le mutate prospettive di vita di Neera, la schiava divenuta emancipata che prende consapevolezza di sé e danza libera e gioiosa, ci fanno sperare che anche dentro di noi, dopo l’esperienza frustrante che ci ha duramente provati, possa sorgere un uomo liberato, diverso. Per concludere la libertà concessa alla schiava ci propone perciò anche un altro accostamento contemporaneo, con l’«uomo nuovo», quello atteso e sperato nel romanzo Il Colibrì e da Sandro Veronesi accostato a quel piccolissimo uccello che, al contrario di Neera, mette invece tutta la sua energia nel restare fermo, perpetuando la forza della vita.

Annalisa Aruta Stampacchia