di Massimo COLELLA
Attore e fantasista di enorme talento, Gino Curcione è nato e vive a Napoli, precisamente a Fuorigrotta.
Il suo lungo percorso teatrale, come ricorda lui stesso (cfr. Giulio Baffi, L’uomo dei numeri. Quando il gioco diventa l’arte del teatro, in «La Repubblica», 22 luglio 2012), è iniziato casualmente nel 1979, quando – all’ultimo anno di Liceo Artistico – una sua compagna di classe, Antonella Stefanucci, gli propose di partecipare al saggio di fine anno degli allievi di suo padre, Tony. In precedenza, non aveva mai pensato di voler fare teatro (del resto, la famiglia immaginava per lui un futuro da architetto). Tuttavia, la passione teatrale si era ormai accesa prepotentemente, tanto che l’intenzione era quella di frequentare l’Accademia d’arte drammatica a Roma. I genitori, però, non acconsentirono, per cui la scelta ricadde sull’Accademia di belle arti di Napoli, presso cui ha conseguito il Diploma in Scenografia. Curcione, tuttavia, si avviò ugualmente per la sua strada d’attore, attraverso una serie di esperienze formative, incontri, lezioni, stage. Molto significative, anche per i contatti ottenuti, le lezioni di regia di Pino Simonelli. Importante l’incontro con Adriana Carli: entrò nel suo gruppo, “La riggiola”, a Posillipo, e prese parte ad uno spettacolo in cui si travestiva da donna, diventando una sciantosa. Per Enzo Moscato, «amico da sempre, consigliere, regista prediletto», firmò le scene di Scannasurece, Occhi gettati e Festa al celeste e nubile santuario («quel mio bozzetto fu scelto per il saggio dell’Accademia, l’ultimo perché poi non ho firmato più scenografie»: cfr. Giulio Baffi, L’uomo dei numeri, cit.).
Tra le sue numerose esperienze teatrali, si registrano i seguenti titoli: Le Stanze del Castello (settembre 1984), evento organizzato da Tato Russo presso il Castel dell’Ovo di Napoli, con la regia di Gennaro Vitiello e le coreografie di Marianna Troise (si tratta di uno spettacolo che segnò la storia del teatro partenopeo degli anni Ottanta, con la partecipazione di oltre ventimila persone in tre giorni: raccontava la storia della Piedigrotta napoletana portando in scena più di 450 tra attori e tecnici); la commedia umanistica Criside di Enea Silvio Piccolomini (poi papa Pio II), regia di Silvio Simonelli; l’indimenticabile Festa al celeste e nubile Santuario (1983), scritto e diretto da Enzo Moscato (Teatro Sancarluccio di Napoli); La festa di Montevergine di Raffaele Viviani (tre atti con musiche), regia di Armando Pugliese (compagnia del Teatro Sannazaro di Napoli, presso il Teatro Grande di Pompei, stagione 1987-88; a proposito di Pugliese (e di Luisa Conte), Curcione ha dichiarato: «[Pugliese] mi ha voluto anche in Festa di Montevergine di Viviani, a Pompei, con Luisa Conte: un bell’incontro, lei prodiga di consigli per noi giovani, non soltanto una grande attrice, generosa, ma anche una grande donna. Mi diceva: “non andare di fretta, vai piano e farai carriera”. Diceva che le ricordavo Gennarino Palumbo, un suo grande amico e collaboratore. Io non lo conoscevo, ma quando ho visto certe sue registrazioni sono stato orgoglioso di quel paragone. Perché io in verità ho solo una “briciola” del suo grande talento»); Aida di Petito, regia di Armando Pugliese, con Aldo Giuffrè (1989); Rasoi di Enzo Moscato, regia di Toni Servillo e Mario Martone (1991); Zingari di Raffaele Viviani (con al centro la storia di una compagnia di attori: Curcione interpreta il ruolo di Pupella), scene e regia di Toni Servillo, coproduzione Teatri Uniti di Napoli – Crt di Milano (1993, debutto il 7 ottobre presso il Teatro Galleria Toledo di Napoli); Nummere, tratto dalla tombola napoletana: uno spettacolo ideato nel 1991 da Curcione stesso, che si pregia di essere il primo ed unico ad aver portato a teatro tale antico gioco popolare, concependolo e proponendolo come un vero e proprio spettacolo comico; L’histoire du soldat di Pier Paolo Pasolini, regia di Giorgio Barberio Corsetti, Gigi Dall’Aglio e Mario Martone, con Ninetto Davoli e Renato Carpentieri (1995); Co’stell’azioni, scritto e diretto da Enzo Moscato; La pelle (1998), tratto dal romanzo di Curzio Malaparte (1949), adattamento e regia di Armando Pugliese; Sull’ordine e il disordine dell’ex macello pubblico. Periplo metafisico-poetico sul cosiddetto ‘reale’ o ‘storico’ della Rivoluzione, a partire (o a ritornare) da quella Giacobina del 1799 a Napoli, scritto e diretto da Enzo Moscato (2000); Morte di Carnevale di Raffaele Viviani, regia di Salvatore Ceruti (2007); Il feudatario di Letizia Russo (riscrittura dell’omonimo testo di Carlo Goldoni), regia di Pierpaolo Sepe (2007: prima internazionale a Madrid e debutto nell’ambito della Biennale di Venezia); A causa mia (2008) di Antonio Vladimir Marino, Antonio Marfella, Luciano Saltarelli e Francesco Saponaro, regia di Francesco Saponaro (messinscena della riscrittura drammatica della vicenda giudiziaria D’Annunzio-Scarpetta); Pièce noire, scritto e diretto da Enzo Moscato (2009); il reading Letture da “Toledo” (Sorrento, 2012), basato su testi di Salvatore Di Giacomo, Raffaele Viviani, Annibale Ruccello e Giuseppe Patroni Griffi (spettacolo a cura dell’Associazione “Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo”); Napoli ’43 (2014), scritto e diretto da Enzo Moscato (per le celebrazioni delle Quattro Giornate di Napoli); La festa di Montevergine di Raffaele Viviani, regia di Lara Sansone (2014); Notturno di donna con ospiti di Annibale Ruccello, con Giuliana de Sio (nel ruolo della protagonista, Adriana), regia di Enrico Maria Lamanna (2017; il dramma teatrale era andato in scena per la prima volta nel 1983; Curcione interpreta sia il ruolo del padre che quello della madre di Adriana, Signor e Signora Imparato); Raccogliere e bruciare (liberamente ispirato alla Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters), scritto e diretto da Enzo Moscato (2017); Masaniello di Elvio Porta, regia di Lara Sansone (2018).
Tra le sue esperienze cinematografiche, si segnalano: Anemia di Alberto Abruzzese e Achille Pisanti (1985), variazione politica sul genere horror tratta dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Abruzzese (1982); Intrigo complicato di donne, vicoli e delitti di Lina Wertmüller (1986); Il camorrista di Giuseppe Tornatore (1986), liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo (1984), a sua volta basato sulla figura del boss della camorra Raffaele Cutolo (la pellicola costituisce l’esordio di Tornatore alla regia cinematografica); Sabato, domenica e lunedì di Lina Wertmüller (1990), tratto dall’omonima commedia (1959) di Eduardo De Filippo; Morte di un matematico napoletano (1992), diretto da un Mario Martone all’esordio nella regia cinematografica (il film ripercorre la vicenda biografica del matematico partenopeo Renato Caccioppoli); Rasoi (1993), un film di Mario Martone tratto dall’omonimo spettacolo teatrale (1991) di Enzo Moscato ed interpretato da Toni Servillo e dallo stesso Moscato; Libera (1993), un film in tre episodi diretto da Pappi (all’anagrafe Pasquale) Corsicato (Nastro d’argento come migliore opera prima), con Iaia Forte (protagonista del primo e del terzo – eponimo – episodio) e Cristina Donadio (protagonista del secondo episodio); Teatro di guerra (1998), film di Mario Martone, in cui una giovane compagnia teatrale napoletana intende rappresentare nella Sarajevo martoriata dalla guerra la tragedia I sette contro Tebe di Eschilo; N’gopp – Lasciatemi sognare (2002), opera prima di Pablo Dammicco; Il resto di niente (2004), film diretto da Antonietta De Lillo, tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano (1986), che racconta la vita della nobildonna Eleonora Pimentel Fonseca sullo sfondo della Rivoluzione napoletana del 1799; Mater Natura (2005) di Massimo Andrei, con Valerio Foglia Manzillo e Vladimir Luxuria (la pellicola ha conquistato vari premi alla XX Settimana internazionale della critica, sezione parallela della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia); Se mi lasci non vale (2016), scritto e diretto da Vincenzo Salemme; Qui rido io (2021) di Mario Martone, con protagonista Toni Servillo nel ruolo del commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta.
Curcione ha lavorato con innumerevoli registi, tra cui Gennaro Vitiello, Pino Simonelli, Armando Pugliese, Mario Martone, Toni Servillo, Enzo Moscato, Mario Santella, Antonio Capuano, Annibale Ruccello, Pierpaolo Sepe, Francesco Saponaro e Lara Sansone.
Ha insegnato presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano nell’ambito di alcuni seminari incentrati sul teatro napoletano dal Seicento ad oggi.
Ha ricevuto più volte la segnalazione come attore non protagonista ai premi Ubu. Ha vinto nel 2010 il Premio Girulà come migliore attore non protagonista per Pièce noire (2009), scritto e diretto da Enzo Moscato (la prima versione, del 1985, era stata firmata dalla regia di Cherif).