Looking for Graziella, sognando il perizoma. 

LOOKING FOR GRAZIELLA, SOGNANDO IL PERIZOMA

di Gius Gargiulo

Ho visitato Procida in questo periodo capitale italiana della cultura 2022, e mi è venuto in mente quel romanzo turistico europeo nel senso ottocentesco del termine di scrittura lirica e pittoresca, che è Graziella, pubblicato la prima volta nel 1849, di Alphonse de Lamartine (1790-1869). La storia è arcinota, lui parigino di buona famiglia, in crisi esistenziale durante il tour italiano arriva a Napoli, dopo una tempesta in mare, scopre la vita dei pescatori nel Golfo, la bellezza di Procida con dentro Graziella. Nello spazio dell’isola nasce un grande amore e niente più, nel senso che non succede niente di più come nell’omonima canzone di Peppino di Capri, colonna sonora ideale per il romanzo di Lamartine. In Italia a « ripescare » questa storia dal dimenticatoio della letteratura ottocentesca fu la pietas della RAI pedagogica bernabeiana. Nel 1961 Graziella divenne uno sceneggiato televisivo. Tratto dall’omonimo romanzo, il regista Mario Ferrero con lo sceneggiatore Alfio Valdarnini, avevano fatto di Graziella una riduzione televisiva teatrale, statica in studio, con le riprese in esterni solo nei titoli di testa e di coda, con un cast di tutto rispetto, c’era anche Luca Ronconi. I protagonisti dello sceneggiato erano un’imbambolata Graziella-Ilaria Occhini e un Lamartine-Corrado Pani, un pre-Brad Pitt romano nell’aspetto, grande attore teatrale e cinematografico, vestito e imbranato romantico sulle spiagge di una Procida finta, riprodotta negli studi televisivi, molto più a suo agio invece, nudo in amplessi tormentati su quelle polinesiane vere di Papeete, nel notissimo film Bora Bora del 1968 di Ugo Liberatore. Graziella non è Carmen sensuale e fallica cigarière e neppure una Pretty Woman del Golfo, tra Sophia Loren e Julia Roberts. Lei non salva lui e quella che si perde è lei. Queste considerazioni me le ha suggerite il bel saggio, Visioni di Procida. Lamartine tra lirismo e polisensorialità nell’isola di Graziella di Annalisa Aruta, autorevole e rinomata francesista pubblicato nella sezione «L’altro sguardo» sul sito del Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo (https://www.centrostuditeatro.it/2022/05/visioni-di-procida/). Opportunamente Annalisa cita la stroncatura di Flaubert che denunciava in Graziella, la mancanza di realismo dei sentimenti anche se la studiosa ci aiuta a capire come Lamartine che aveva avuto molte avventure amorose a Parigi qui si sdoppia in un giovane viaggiatore romantico raccontandoci la bellezza e i costumi di Procida attraverso il suo amore intenso di gioventù per Graziella. Questo romanzo sightseeing da Inclusive Tour di Procida, ha nelle sue occorrenze più frequenti, ci ricorda Aruta, i verbi relativi al vedere con «lirismo polisensoriale» luoghi e colori. Ma la parte più interessante del saggio ci parla dell’altra Graziella, quella «possibile», suggerita dalla personalità della ragazza tra le pieghe del racconto. Quella che vorrebbe con tutte le sue forze sfuggire di mano e di penna a Lamartine e al finale del romanzo imposto dall’autore. Vorrebbe, se potesse, emigrare con un salto temporale nel film Capri-Revolution di Martone. Capri è un laboratorio di stili di vita già nell’Ottocento. Invece Graziella che ha imparato a leggere e a scrivere grazie ad Alphonse, si trasforma in una donna attiva mettendosi a lavorare il corallo. Nel romanzo i personaggi si sdoppiano per non riconoscersi, osserva brillantemente Annalisa. Lamartine vuole imbalsamare Graziella nel suo mondo isolano mentre Graziella vestendosi alla moda parigina, desidera per amore avvicinarsi al mondo di Alphonse ma lui non l’accetta fuori dal ruolo statico che le ha assegnato. In fondo l’immaturità nevrotica di tutti i romanticismi consiste nell’ostinazione distruttiva a vivere le manifestazioni di cultura come fenomeni di natura. Graziella deve restare Graziella come Procida. Queste considerazioni di Annalisa Aruta mi fanno pensare che Graziella avrebbe dovuto scrivere un romanzo intitolato Alphonse, magari in italo-napoletano, dove una procidana intelligente dinamica, fiera e molto carina parte per Parigi con questo fidanzato viaggiatore malinconico che poi lascerà per uomini più interessanti incontrati in loco. Le napoletane a Parigi sono considerate ancora oggi tra le donne più sensuali e cariche di charme. La grande fortuna è che Graziella è diventata un mito, sottolinea Aruta, tanto che la sua immagine di donna procidana solare e seducente, dà il nome a un concorso di bellezza a Procida durante la festa della sagra estiva, dove viene eletta una “Graziella”, vestita con costume tipico procidano, dal 1939 ogni estate. Così almeno per un giorno si realizza il sogno «autentico» di Graziella, con giovani ed emancipate ragazze isolane di oggi, in maggioranza studentesse, disinvolte, abituate ai jeans e al perizoma in spiaggia che indossano il costume locale per Miss Graziella, consapevoli e fiere di unire il passato al presente di una condizione femminile in continuo divenire.

Gius Gargiulo