Fare teatro da bambini

L’ALTRO SGUARDO

FARE TEATRO DA BAMBINI

di Alessandra De Martino

Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di partecipare ad una serie di seminari online, condotti da Antonia Lezza, su e con il drammaturgo, attore, cantante e regista, Enzo Moscato. La serie di incontri rappresentava la IX edizione del “Seminario con Enzo Moscato”, dal titolo “DELLA VITA DI UN ARTISTA”. PERCORSO SCENICO-BIOGRAFICO DI E CON ENZO MOSCATO, sotto il patrocinio dell’associazione Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo.

Gli incontri vertevano sulla produzione drammaturgica di Enzo Moscato, e ne hanno evidenziato lo stile eclettico, simbolico, multilingue, polimorfo e profondamente filosofico, e sono andati oltre la pura drammaturgia, affrontando temi come la pedagogia e il valore formativo del teatro in generale. Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che fare teatro non si risolve nella messinscena, e nemmeno nell’appagamento narcisistico dell’apparire, ma si estende alla capacità di comprendere e immedesimarsi nell’altro, e di scandagliare la natura umana nelle sue varie manifestazioni. Strumenti, questi, ermeneutici del nostro passato, presente e futuro di esseri umani. A questo proposito, Enzo Moscato ha considerato la carenza di affluenza ai teatri, e ha osservato come il teatro in Italia rimanga un fatto elitario, limitato per lo più ad una sfera sociale medio-alta. Tale osservazione mi ha invogliata a condividere la mia esperienza di studiosa, docente e operatrice nel campo teatrale in Gran Bretagna. Vivo in Inghilterra da trentasette anni, sono cittadina italo-britannica, e ho insegnato lingua e cultura italiane e tecniche di traduzione all’università di Warwick per quindici anni. Avendo completato un dottorato di ricerca in traduzione teatrale, il teatro è stato uno degli strumenti didattici che ho utilizzato nell’insegnamento dell’italiano, attraverso l’adattamento scenico di opere letterarie italiane, tra cui alcuni racconti brevi e un romanzo, fondendo l’aspetto linguistico con quello letterario.

Questa metodologia ha trovato terreno fertile in studenti britannici che hanno ricevuto un’istruzione, sia primaria che secondaria, che dedica spazio al teatro. Naturalmente, il doppio binario dell’istruzione pubblica e privata, quest’ultima di migliore qualità, grazie alle risorse di cui dispone, fornisce opportunità diverse agli alunni, ma in ogni caso, la cultura della messinscena fa parte del bagaglio di moltissimi ragazzi. Inoltre, materie quali teatro, musica e arte fanno parte del curriculum istituzionale delle scuole superiori, e possono essere, e in alcuni casi devono essere, materie di esame di maturità. Infatti, chiunque voglia iscriversi alla facoltà di architettura in Gran Bretagna deve superare l’esame di arte, intesa in senso applicato come pittura, scultura, e altre forme affini, così come chi vuole studiare recitazione deve aver superato l’esame di teatro. Ad esempio, la Facoltà di Storia del Teatro dell’università di Warwick è denominata Theatre and Performance Studies, e fa parte della School of Creative Arts, Performance and Visual Cultures, e ciò denota l’importanza dell’aspetto performativo unito a quello accademico e culturale. La facoltà è fornita di camerini per gli attori e di ‘studios’, dotati di apparecchiature audio e suono di tipo teatrale, dove gli studenti partecipano a laboratori e allestiscono i loro spettacoli che poi saranno materia di esame, unitamente alla parte accademica, nella forma di prove di scrittura e analisi teatrale. Essa lavora in sinergia con il Warwick Arts Centre, uno dei maggiori complessi di arte e spettacolo della Gran Bretagna, dove gli studenti possono mettere in scena i loro lavori. È da precisare che il titolo di studio rilasciato agli studenti è a tutti gli effetti una laurea e si distingue dal diploma di laurea rilasciato dalle scuole ufficiali di recitazione, quali la RADA School di Londra, che formano esclusivamente attori. Nelle scuole di istruzione obbligatoria avviene qualcosa di molto simile, sebbene a livelli meno sofisticati, e molte scuole, specie quelle del settore privato, hanno spesso un Arts Centre con il proprio teatro, perfettamente attrezzato, sebbene in scala ridotta (come ad esempio la Warwick School che ingloba nel campus il Bridge House Theatre). Questo sistema educativo scolastico prevede la presenza di docenti di teatro e recitazione e l’allestimento di veri spettacoli, siano essi musical, drammi o commedie, secondo criteri semi-professionali, quali lo studio di dizione, fisicità, scenografia, luci e suoni o addirittura creazioni di basi musicali. In generale, i docenti delle specialità richieste per gli allestimenti fanno parte del corpo insegnante, ma molto spesso vengono chiamati esperti della materia per istruire i ragazzi, tra cui attori e drammaturghi. Ripeto, questo può avvenire a diversi livelli, e i risultati sono commisurati alle risorse disponibili e alle energie impiegate, ma è indubbio che offrire ai ragazzi l’opportunità di sperimentare il teatro sin da una giovane età fornisce loro gli strumenti interpretativi del mezzo teatrale per il futuro e li rende sensibili al teatro fin da piccoli. Ne è prova il fatto che in Gran Bretagna esiste una miriade di compagnie amatoriali, e i corsi di teatro per bambini e adulti sono molto frequenti. Ne consegue che anche l’affluenza al teatro è alta, favorita anche dai costi dei biglietti che spesso sono ragionevoli.

La mia esperienza diretta con questa realtà si può rilevare nell’allestimento di Non ti pago di Eduardo De Filippo, di cui curo la regia, che andrà in scena con la compagnia amatoriale Gruppo Teatro In-stabile di Londra che opera da un decennio come associazione a scopi umanitari. Lo spettacolo si terrà all’Arts Centre di una scuola dotata di un teatro corredato di attrezzature tecniche per l’allestimento, e di uno scenografo e tecnico luci-audio, e rientra nella mia attività di sperimentazione e di ricerca e sulla traduzione teatrale di cui la messinscena ne rappresenta una forma. I seminari sulla drammaturgia di Enzo Moscato appena conclusi si sono rivelati importanti sia dal punto di vista di chi studia e pratica il teatro, proponendo una drammaturgia estremamente raffinata, ma anche dal punto di vista del confronto di realtà molteplici. Credo sia importante condividere esperienze diverse che si manifestano nel nostro bel, seppure travagliato mondo, e che potrebbero essere di ispirazione ad accademici e ad artisti, tra cui Antonia Lezza ed Enzo Moscato sarebbero valorosi araldi, mettendo la propria competenza, sensibilità, intelligenza e creatività al servizio delle generazioni future.